mercoledì 11 aprile 2012

Pecorino, se ci sei batti un colpo. Di RINO MASSAI

Lo sviluppo turistico e la notorietà di Pienza si sono evoluti con il pecorino,almeno per una parte del tragitto; la nostra città per la sua storia,per il suo ambiente,per la sua arte ha oggi riconoscimenti ufficiali,quello dell’Unesco sicuramente il più alto,il pecorino è restato invece freeland. Diciamo che comunque è di ottima qualità,grazie all’impegno dei singoli produttori,ma è una garanzia traballante, vaga. Innanzitutto la sua natura è piuttosto diversificata,c’è quello fatto con il latte locale,quello con latte proveniente da zone limitrofe,quello con il latte estero. La precedente Amministrazione Comunale ha tentato di consorziare i produttori e definire un disciplinare,l’attuale lo stesso,ma ancora non si è concretizzato niente e all’orizzonte non si intravede nulla di nuovo. Mi verrebbe da dire il solito “narcisismo pientino”,l’orgoglio della città importante, del luogo che non ha bisogno di garanzie. Pericoli comunque ci sono,basta niente per sputtanare un prodotto o per lo meno metterlo in crisi e con lui un intero territorio,Montalcino né è stato un esempio con il Brunello,nonostante le sue regole ferree. Il consumatore poi si è fatto esigente vuole trasparenza nella filiera, altre zone di produzione lo hanno compreso e si stanno muovendo. Garantiamo intanto il nome, facendo in modo che non possa essere usato liberamente,stabiliamo cosa si intendere esattamente per pecorino di Pienza,entro quali zone si può raccogliere il latte,avere lo stabilimento,imporre, non so, un’etichetta che dia ogni informazione utile sulla tracciabilità.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Bono co le pere11

Anonimo ha detto...

Ma anco col miele cacchio!!!

Anonimo ha detto...

Serafini ha provato a fare un disciplinare e a riunire i produttori, credo sia una delle cose su cui abbia lavorato di più, ma i risultati sono stati assai scarsi e nulla è stato partorito dal doloroso travaglio.
Non credo si tatti di cosa facile, ma neppure di cosa impossibile, certo è che se l'esigenza di creare un insieme non viene da chi deve essere parte integrante e operosa dell'insieme stesso, è davvero difficile. La proposta fu fatta ed alle prime problematiche presentatesi, la risposta del coordinatore fu politica, facendo alzare dal tavolo molti degli invitati, che probabilmente non sentono questa necessità perchè per loro fortuna, vendono senza nessun problema, facendo decadere ogni forma di unione che potrebbe sviluppare e incrementare l'aspetto commerciale.

Anonimo ha detto...

UN si capisce perchè un piccolo produttore di qualità che cura il suo prodotto in modo serio, dovtrebbe mischiassi a quelli che fanno il cacio di Pienza col latte olandese o portoghese...Liberi tutti di fà quello che gli pare. ma una cosa 'vera' è tale, e la gente lo sa, mica è stupida soprattutto lo sente!!!!!in bocca.Ste fissazioni co' disciplinari e le seghe che fanno solo bene alla politika, tipo Serafini, sono passate di moda!!! La serietà sola paga!!

pecora nera ha detto...

SE l' cacioo è bono è bono se no, se lo tenghino!!!poco cacio co i consorzi!!!che fanno vbene solo ai partiti::::

kapretta ha detto...

Secondo me dovrebbero "consorziarsi" (parolona) i produttori di latte, sono loro che ci rimettono di più in questa situazione, che cosa c'entravano i caseifici? Il Ser faceva la politica dove c'era le mucche, dove ci sono le pecore non gradiva, ma il pecorino si fa con il latte di pecora, il cui prezzo è in mano ai caseifici e con il quale affamano chi lo produce, loro guadagnano e gli altri non ci fanno manco pari, ultimamente diversi allevatori sono in crisi, i caciai invece se la godono, si torna sempre al vecchio e patetico problema, chi ha, ha, chi unn'ha stenta!

autunnino ha detto...

la logika del profitto, il cacio fresco lo vendano tutte le stagioni