martedì 1 maggio 2012

Il convegno di Pienza: Pensare il giardino. Di Mariella Spinelli

Pensare al giardino è forse cercare un luogo ideale dove ci si può abbandonare e congiungere a quel flusso profondo che ci lega alla terra, alle piante, al sole, all'acqua per ritrovare ciò che compone la sostanza del nostro corpo. La forma che diamo al nostro giardino piccolo o grande che sia, è il frutto del nostro intervento sulle cose buone.. scegliamo quali piante vogliamo più vicine , di quali vogliamo godere per i frutti o per i fiori. Può essere più o meno selvaggio. A primavera tagliare o meno le pratoline che invadono il prato?Ogni erba infestante dona il suo colore, il meglio di se , in primavera e si può cedere.. Alla testarda resistenza delle graminacee. Piccole scelte che però ci fanno intendere come possa iniziare da qui il contatto con ciò che non si sposta o lo fa molto lentamente, con ciò che ha radice, che vive di giorno e notte , perfettamente. Osservare o intervenire? modificare, dare un ordine, far valere la nostra volontà, il nostro piccolo disegno ..le resistenze sono leggi di natura o miracoli di adattabilità. Nel tempo dunque, lavorando tra questi due punti di vista opposti, al di là del nostro terrazzo o piccolo giardino, apprezziamo il lavoro di persone che pensano o hanno pensato all'ordine e alla bellezza della natura e l'hanno organizzata diversamente a seconda di come veniva interpretato lo spazio nella storia, nell'arte , nella scienza, differentemente a seconda del periodo storico al quale appartenevano. Il paesaggio accoglieva così anche piante che arrivavano da luoghi lontani e che s'integravano a specie autoctome. Il nostro amato cipresso fu portato in toscana dagli etruschi e prima di loro, in Italia dai Fenici e dai Greci. Oggi è simbolo della nostra terra, del nostro inconfondibile, unico, paesaggio toscano. A Pienza abbiamo un eccellente esempio di giardino all'italiana in quello di Palazzo Piccolomini. Nel rinascimento, il giardino all'italiana era inteso come una terrazza che univa il palazzo e dunque l'architettura , alla natura selvaggia, al paesaggio. Infatti il giardino di Palazzo Piccolomini non è chiuso, si affaccia sulla Valdorcia. Domenica 29 aprile, alla conferenza in Palazzo Pubblico a Pienza , dopo il saluto del sindaco Fabrizio Fè, l'assessore alla cultura Giampietro Colombini sono intervenuti il prof. Ugo Sani della fondazione Tagliolini che ha parlato del giardino all'italiana ma anche di come veniva pensato il giardino, quale significato culturale rappresentava alla fine del 1400, in Italia. Successivamente il prof Roggero Roggeri, Presidente del Centro Commerciale Naturale e infine Il prof. Clovis Whitfield che ha illustrato un'opera del pittore Domenico Zampieri detto il Domenichino ( 1581-1641) proveniente da una collezione inglese ed esposta fino al 3 giugno nella saletta a piano terra del Museo Diocesano. Un quadro ad olio di eccellente pittura di paesaggio..un'imponente natura a confronto di piccole figure umane perfettamente ritratte nei particolari. Il titolo dell'opera è :"Palazzo con paesaggio e festa in barca".Una prospettiva centrale composta di tre livelli di profondità. Essenziale il valore dei condotti, delle acque che servivano ad alimentare la vita del paesaggio, la sua freschezza e continuità con la vita dei palazzi, degli edifici che s'innestano in armonica continuità di volumi e toni .Le acque e i condotti richiedevano anche allora investimenti di denaro e cure come elementi essenziali della vita e della composizione del giardino/paesaggio.. Nel quadro del Domenichino si esce dall'abitato per vivere nella natura , in questo caso facendo una festa in barca , nella durevolezza dello scorrere dell'acqua . In questo stesso livello troviamo l'architettura classica ma aperta, che lascia trasparire l'orizzonte, che si bagna e si unisce al cielo con le aeree statue chiare , luminose che adornano il terrazzo, fatte quasi della stessa pasta delle nuvole. A terra una madre col grembio che richiama i bianchi , pronta ad accogliere il bambino che le corre intorno e in profondità una piccola città bianca che si taglia appena accennata sul profilo di un lago celeste. L'acqua scorre nella fontana all'interno dell'architettura ed esce dai mascheroni delle pareti..Un continuo fluire, un tessuto ininterrotto di travasi che si intrecciano nei richiami dei colpi di luce come nelle forme e nei significati delle figure. La differenza dal disegno simmetrico, geometrico del giardino rinascimentale che conversa col paesaggio attraverso il taglio di un orizzonte è esaltante. L'opera del Domenichino , in questo contesto, pare quasi rappresentare l'idea di una possibile periferia, astratta nel luogo e nel tempo ma possibile, vista la bellezza del quadro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravi, bella mostra e buona qualità!

Anonimo ha detto...

Il giardino è molto bello. Grazie della relazione sul convegno.