martedì 26 marzo 2013

La 'panchina vuota' di Mario Luzi ( a grande richiesta)

Ieri  da mezza Italia e anche amici dall'estero mi hanno richiesto il pezzo, che è uscito sul Corriere di Siena. Eccolo per tutti.

PIENZA. ‘Lo sfolgorio d’oro dei platani s’inciela’ Il verso misterioso è inciso sullo schienale della ‘panchina vuota’ di Mario Luzi, ovvero l’emblema della sua poesia, la poesia dell’attesa, della solitudine, della vertigine, davanti allo scenario della Valdorcia, il ‘cuore dell’enigma’. La sua ‘panchina vuota’ è’ divenuta oggi una specie di lavagna dove si legge, si apprende e si studia il mistero della morte e della vita, secondo il metodo luziano. E’ la panchina che si affaccia ‘sul capogiro degli spalti’ che ‘fila luce, fila anni luce misteriosi’. E’ divenuta un messaggio, forse qualcosa di più la ‘panchina vuota’ di Mario Luzi che fronteggia sul balcone del Casello lo scenario della Valdorcia e dell’Amiata. Di fronte c’è una lapide che ricorda i versi scritti sul torrione, proprio lì dal poeta che amò Pienza silenziosamente per trent’anni, percorrendo le sue strade e i suoi bastioni. Da quello stesso punto Gabriele D’Annunzio cinquanta anni prima annotò ‘Recreor totus’ All’ombra della Cattedrale di Pio II e dietro i giardini dei palazzi cardinalizi, che ospitarono grandi umanisti, la panchina segna il confine fra la terra e il cielo. Lo scultore Marco Nereo Rotelli la realizzò quale dono a Pienza del Parco delle Cinque Terre nel 2008, in collaborazione col Centro Studi Mario Luzi, ‘La Barca’ di Pienza. Oggi di fronte alla panchina celebre si leggono impressi sul travertino i versi di Luzi incisi da Pasquina Barbati. Seduti sulla panchina giovani innamorati o anonimi cultori della poesia del poeta-senatore cittadino onorario di Pienza si danno appuntamento lì, si interrogano sulle parole lasciate dal cantore delle Crete, di ‘ questa terra lisciata dal vento nei suoi dossi, nella sua galoppata verso il mare’. Il correlativo oggettivo luziano che in quel punto del balcone da lui tanti amato si rivela e si fa interrogativo inquietante e attuale, affascina e richiama a sé un silenzioso pellegrinaggio letterario di personaggi schivi , di giovani o di maturi lettori della sua poesia, che dalla ‘panchina vuota’ si fa messaggio d’amore e rimbomba nel vuoto della valle che si apre lì sotto. Il torrione che si allarga sul camminamento degli spalti pientini, ha assunto, dopo l’apposizione della ‘panchina poetica’ negli anni, un significato nuovo. Perduto il suo antico aspetto di fortificazione militare, l’angolo più bello del Casello è divenuto il simbolo della poesia, di quella forza potente e misteriosa che può nascere dalla parola..la parola scritta di pugno dal poeta e incisa sullo schienale della panchina. E’ la ‘panchina poetica’ di Mario Luzi e non vi fu mai ‘panchina vuota’ più ‘piena’ di significati, destinata a far interrogare, come oggi accade, decine e decine di appassionati amanti della sua poesia, che si danno appuntamento lì o lì se ne stanno da soli a scrutare quell’inquietante ‘mare morto delle Crete’ , dove si nasconde il ‘cuore dell’enigma’. Da quando il piccolo spazio urbano ha preso il nome del poeta si è compreso che lì il ‘genius loci’ luziano si è insediato per sempre, o forse c’è sempre stato, come Genio della poesia, come si pensava nel mondo antico e lui , l’ultimo umanista di Pienza, maestro di pensiero e lucido scrutatore del paesaggio dell’anima, seguita a insegnarlo dalla sua panchina. E’ la ‘panchina vuota’ di Luzi che non è mai stata così affollata di pensieri, di ragazzi e di innamorati, come oggi.

Fabio Pellegrini





3 commenti:

Miglio ha detto...

Bisogna valorizzare i nostri gioielli e la nostra storia. Il Monte morto, il Partito sta male.La Cuccagna è fenita...

Panchinaro ha detto...

Panchina vuota o libera? Vuota mi fa pensare al formaggio coi buchi,libera mi fa dire" che culo..Io la trovo sempre occupata!"
Grande Fabio!!!

Anonimo ha detto...

BBBuono!!!