lunedì 29 agosto 2016

Per una volta. di Alessandro Amato (sismologo 'pientino' per elezione)



Per una volta
Per una volta voglio raccontare una storia sismica edificante. Noi sismologi siamo ossessionati dall’inazione dei politici, nazionali e locali, di fronte al gigantesco problema del rischio sismico in Italia, sapendo che non sono i terremoti a uccidere, ma gli edifici mal costruiti dall’uomo. In particolare ce la prendiamo spesso con il disinteresse di sindaci, assessori, parlamentari e ministri verso la prevenzione sismica. A parte rare eccezioni, pochissime iniziative vengono proposte e pochissime risorse vengono stanziate per le verifiche, l’adeguamento o il rinforzo di edifici pubblici e privati vulnerabili. Le voci di geologi, sismologi, ingegneri su questi temi restano quasi sempre inascoltate.

E invece qualche giorno fa, mentre ero a Pienza (Siena), ho visto importanti lavori in corso al Duomo. Avvicinandomi al cartello appeso fuori, ho capito che si sta rifacendo la copertura, per alleggerirla e migliorare la stabilità della chiesa. Sembra infatti che nel corso dei restauri degli anni ‘60 del novecento si fosse realizzata una copertura in cemento che aveva appesantito la struttura, peggiorandone la stabilità. Ricordo che il Duomo di Pienza fu costruito tra il 1459 e il 1462 dal Rossellino per volere del papa Pio II Piccolomini, e da allora resiste ai movimenti lenti del versante meridionale e ai terremoti del Monte Amiata e del senese (pochi e non fortissimi ma in grado di provocare danni). Fortunatamente negli ultimi cinquant’anni non ci sono stati terremoti importanti nelle vicinanze, altrimenti forse ce lo saremmo giocato.

Storia sismica di Pienza dall'anno 1000 al 2014. Da: http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15
La storia sismica di Pienza mostra infatti che gli effetti più importanti avvertiti in zona sono quelli relativi ai terremoti del 1545, del 1802 e del 1909, mentre a partire dal 1950 non ci sono stati effetti superiori al V grado MCS (scala Mercalli-Cancani-Sieberg). Quest’ultimo caso riguarda i terremoti di Colfiorito (Umbria-Marche) del settembre 1997, avvenuti un centinaio di chilometri a est di Pienza.
Quello delle coperture in cemento sulle chiese e su altri edifici pubblici e privati è un problema noto e molto serio in quasi tutta Italia. Anche all’Aquila nel 2009 molte chiese, tra cui il Duomo e la basilica di Collemaggio, avevano subìto negli anni ‘60, ‘70 e ‘80 degli interventi di rifacimento del tetto in cemento, con il risultato che conosciamo: crolli parziali o totali. Nel caso del 6 aprile 2009, i crolli avvennero di notte, quando le chiese erano vuote, altrimenti il bilancio del terremoto sarebbe stato probabilmente ben più grave. Purtroppo, non sono soltanto le chiese ad avere questi problemi. Ricordiamo tutti il dramma di San Giuliano di Puglia, in Molise, quando nel 2002 un terremoto di magnitudo inferiore a 6 fece crollare la scuola e morire ventisette bambini e la loro maestra. Anche in quel caso è stato accertato che il crollo fu dovuto a una sopra-elevazione in cemento che non si doveva fare. E in Italia di situazioni a rischio come questa, sia nell’edilizia pubblica che in quella privata, ce ne sono moltissime.

Il crollo della scuola in Molise a seguito del terremoto del 2002. Si notino gli edifici intorno, poco o per nulla danneggiati
Tornando a Pienza, mi ero incuriosito dei molti lavori che avevo visto in giro, non solo al Duomo, e allora ho chiesto al sindaco Fabrizio Fè. Con semplicità e modestia, mi ha spiegato che anche la scuola elementare di Pienza, la Giosuè Carducci, era momentaneamente chiusa per lavori di adeguamento sismico, e che per il prossimo anno scolastico i bambini avrebbero frequentato presso il seminario, in attesa della fine dei lavori.

Sono andato quindi a vedere il cantiere e ho trovato i lavori in corso e i cartelli con i dettagli del progetto, la tempistica e tutto il resto. I fondi provengono in parte dalla Regione Toscana e in parte dal Comune. La quota regionale credo sia parte delle risorse stanziate con la Legge 77 del 2009, quella del dopo L’Aquila: l’articolo 11 della L.77/2009 alloca in totale quasi un miliardo di euro da investire in sette anni per studi di microzonazione sismica, per le verifiche e gli adeguamenti di edifici pubblici e privati. I dettagli sono disponibili sul sito del DPC nazionale (qui). Come riporta lo stesso Dipartimento, questa cifra “pur se cospicua rispetto al passato, rappresenta solo una minima percentuale, forse inferiore all’1%, del fabbisogno necessario per il completo adeguamento sismico di tutte le costruzioni, pubbliche e private, e delle opere infrastrutturali strategiche”. Insomma, una goccia nel mare, ma meglio di niente per cominciare. Peccato che i fondi della Legge 77 si stiano esaurendo e non mi pare che si stia pensando di rifinanziare un’operazione analoga. Spero di sbagliarmi.

Danni a Pienza dopo il terremoto del 1909. Fonte: Bindi e Petreni (v. link sotto)
Anche se potrebbe sembrare un investimento non poi così utile nell’oggi, almeno in posti come Pienza, classificata in Zona 3 e dove gli ultimi danni sismo-indotti risalgono a oltre un secolo fa, queste opere di adeguamento hanno una grande importanza, che noi o le future generazioni potremo apprezzare solo quando ci sarà un terremoto e si saranno evitati i crolli e le vittime. Inoltre, credo che interventi di questo tipo possano servire di stimolo ai cittadini per attivarsi e verificare lo stato delle proprie abitazioni private. Anche in questo i sindaci e le autorità pubbliche dovrebbero stimolare i cittadini e guidarli nelle verifiche, spiegando i benefici della prevenzione nel lungo termine (e talvolta anche nel breve) e fornendo un supporto tecnico diretto o indiretto. Prima ancora del contributo economico, problema non trascurabile ma spesso sopravvalutato, il freno maggiore a questi interventi è quello dell’ignoranza: non si sa a chi rivolgersi, non si conosce lo stato della propria abitazione, proprio non si sa da che parte cominciare. Si è visto in molti casi di terremoti antichi e recenti che bastano interventi non eccessivamente invasivi e costosi per evitare un crollo e fare la differenza tra la vita e la morte.

Addendum (9 agosto 2016): mi è stato segnalato che la Scuola Media Ippolito Nievo di Pienza era stata ristrutturata/adeguata già qualche anno fa, prima della L.77/2009, probabilmente con fondi del post-Molise 2002. Ottimo. Rimarrebbe quindi solo l’Asilo comunale, a quanto ho capito.

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