domenica 5 febbraio 2017

DE BENEDETTI , tessera n.1 del PD, quello che tocca muore

Dai giornali abbiamo appreso qualche settimana fa che il principale debitore insolvente di MPS (con 600 milioni di euro) sarebbe Sorgenia, joint venture energetica fondata da CIR e dall’austriaca Verbund. CIR è controllata dal Gruppo De Benedetti, che oggi è in capo a Rodolfo, figlio del più famoso Carlo, ma quest’ultimo ha lasciato le cariche esecutive solo nel 2009 ed è tuttora Presidente onorario. Sorgenia quindi è sempre stato un affare di famiglia, e il tentativo di De Benedetti di tirarsene fuori replicando ai giornali e a questo blog è francamente patetico.
Il salvataggio pubblico di Mps costerà ai cittadini italiani almeno 8 miliardi e la nostra richiesta di pubblicare una lista dei grandi debitori della banca non ha ancora avuto seguito. Facciamo allora un po’ di trasparenza almeno sul più grande dei debitori.
Sorgenia nasce nel 1999 in seguito alla liberalizzazione del mercato elettrico ad opera di Bersani (estesa un anno dopo al settore del gas naturale da Enrico Letta). Fino al marzo 2015 la società è controllata con l’81,6% da Sorgenia Holding, creatura a sua volta controllata da CIR (col 65%) e da Verbund, operatore elettrico austriaco (col 35%). È quindi Rodolfo De Benedetti, insieme ai famigliari e con la regia del padre Carlo, a occuparsi della società.
Ebbene, nel corso degli anni Sorgenia si è indebitata per 1,8 miliardi con 21 istituti di credito; la parte del leone l’ha fatta MPS erogando 600 milioni di euro di credito. Peccato che questi finanziamenti non siano stati restituiti provocando un immenso buco di bilancio nel Monte dei Paschi che, unito ad altre scellerate operazioni dell’istituto senese (su tutte l’acquisizione di Antonveneta), ha condotto al salvataggio pubblico di questi mesi.
Sia De Benedetti che i vertici di Mps tirano in ballo la crisi economica. Vero è che il tracollo del 2008 e l’austerità successiva (appoggiata anche da Repubblica, giornale del Gruppo De Benedetti) hanno trascinato nel baratro centinaia di migliaia di imprese e famiglie provocando sofferenze ai bilanci bancari, ma qui il punto è un altro: quando una piccola impresa non riesce a restituire il suo debito la banca creditrice fa di tutto per rientrare dall’esposizione, arrivando a pignorare le garanzie reali che l’imprenditore o la famiglia col mutuo hanno ipotecato per ricevere il finanziamento.
Niente di tutto ciò è avvenuto tra Sorgenia e le banche.
Quando è stato chiaro che il debito di Sorgenia non poteva essere saldato è iniziata una lunga e paziente trattativa che ha portato, nel marzo 2015, all’acquisizione dell’azienda energetica da parte delle banche creditrici. Sorgenia Holding è stata trasformata in Nuova Sorgenia Holding, CIR e Verbund si sono disimpegnate e le banche, con in testa MPS, hanno convertito i loro debiti in azioni impossessandosi di un’azienda sull’orlo del fallimento.
Risultato? 600 milioni di debito di Sorgenia sono diventati crediti deteriorati per MPS, contribuendo al tracollo di borsa che ha infine convinto il Governo a indebitarsi di 20 miliardi (8 dei quali per il salvataggio di MPS). Altro che pignoramenti, telefonate a tarda notte e fiato sul collo; se ti chiami De Benedetti e sei un grande debitore le banche avranno sempre un occhio di riguardo, rischiando persino di andare a gambe all’aria piuttosto che dire no, tanto poi ci pensano i cittadini e i risparmiatori.
Si legge su alcuni giornali che dopo questa vicenda le banche saranno più attente, in futuro, nel finanziare aziende riconducibili al Gruppo De Benedetti. Magari fosse così. La verità è che molte banche non guardano al merito ma al nome. La storia di Carlo De Benedetti, infatti, è un susseguirsi di fallimenti imprenditoriali che avrebbero dovuto tenerlo lontano da qualsiasi istituto di credito.
De Benedetti ha avuto problemi ovunque sia stato, dalla Olivetti alla Fiat, passando per la vicenda Tangentopoli, nella quale ha riconosciuto di aver pagato tangenti al Governo e ai partiti in cambio di una commessa dalle Poste Italiane. Senza dimenticare l'esperienza al Banco Ambrosiano, nella quale De Benedetti avrebbe incassato una plusvalenza da circa 40 miliardi di vecchie lire (nonostante la banca fosse sull'orlo del fallimento) e che ha prodotto due condanne nei suoi confronti per bancarotta fraudolenta (in primo e secondo grado), annullate solo in terzo grado dalla Cassazione per motivi procedurali.
Di lui Tronchetti Provera disse che “è stato molto discusso per certi bilanci Olivetti, per lo scandalo legato alla vicenda di apparecchiature alle Poste Italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro per le vicende di Tangentopoli”. Denunciato per diffamazione dallo stesso De Benedetti, Tronchetti Provera fu assolto dal Tribunale di Milano poco dopo.
Un caso anche questo?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

...quindi la tessera numero uno del PD è in mano al vecchio sistema clientelare che fu DC-PSI.

Ma per molti questo non è chiaro, volete mettere quanto ha fatto peggio la Raggi?

Anonimo ha detto...

si ma la BUfala Raggi non gli è servita a nascondere il marcio che sono loro

Anonimo ha detto...

i soliti furbi nascosti nei partiti