La scorsa primavera Matteo Renzi provò a metterlo al vertice dell’Aisi, i servizi segreti interni, senza riuscirci. Finora il suo nome è rimasto in filigrana, tra le pieghe delle migliaia di pagine alla base dell’indagine. Di Emanuele Saltalamacchia, nodo di primaria importanza in quella rete di personaggi delle istituzioni legati all’ex premier nella sua Toscana, si è parlato poco. Eppure il comandante dei carabinieri della Legione Toscana è uno dei fulcri sui quali i pm di Napoli hanno imperniato l’inchiesta Consip. E giorno dopo giorno sul generale emergono nuovi elementi.
Saltalamacchia è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento in compagnia di Luca Lotti e del comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette. Il generale della brigata d’Arma viene tirato in ballo da Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, che il 19 dicembre aveva rivelato ai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo tutti i nomi di quelli che gli riferirono dell’esistenza dell’inchiesta, facendo in modo che l’ad potesse bonificare i suoi uffici dalle cimici piazzate dalla procura di Napoli: il ministro dello Sport, Filippo Vannoni (amico di Matteo Renzi e presidente della municipalizzata delle acque di Firenze e dei comuni toscani, Publiacqua, ndr), Del Sette e, appunto, Emanuele Saltalamacchi