La fede politica ha ragioni che il codice penale non intende. Dopo le condanne in primo grado inflitte a Bossi e Belsito per illeciti sui finanziamenti pubblici al partito, militanti e simpatizzanti della Lega – riuniti ad Arcore per una delle tante feste di mezza estate – difendono a spada tratta l’amato leader. “Umberto Bossi è innocente, lo hanno raggirato quando si è ammalato”. “Anche se le sentenze di condanna fossero confermate non mi sentirei tradito dal senatur“. “Non si discute, l’Umberto godrà sempre del nostro perdono”. E qualcuno è già pronto a contribuire a una ciclopica colletta per far fronte alla richiesta di risarcimento stabilita in primo grado in oltre 48 milioni di euro. Spetterebbe al partito onorarla, ma Matteo Salvini ha fatto sapere che non c’è in cassa il becco di un quattrino. Tra i militanti tuttavia non manca chi dissente: “Se ha rubato è giusto che paghi”. E chi propone una soluzione politica: “Alleiamoci con Berlusconi, così ci paga lui il debito”. Il tormentone dell’alleanza con Forza Italia è un altro tema che divide gli animi dei leghisti in questa lunga vigilia elettorale, come pure l’ipotesi di un cambiamento del simbolo del partito, per presentare liste in tutta Italia avendo come cavallo di battaglia lo “stop all’invasione degli immigrati” e non più la lotta dura e senza paura a “Roma ladrona” in nome degli interessi del Nord