Lo Stato li ha tartassati senza pietà, tagliando loro 40 miliardi di euro in otto anni, costringendoli ad aumentare le imposte ai cittadini che li hanno votati. Ed ecco servita la vendetta dei comuni e dei sindaci italiani: la Corte dei Conti registra un crollo del 41,3% delle entrate tributarie derivanti dagli accertamenti realizzati dall’Agenzia delle Entrate con il loro aiuto. In pratica i comuni hanno smesso di battere cassa, di fare controlli, di stanare debitori, elusori ed evasori tramite gli strumenti a loro disposizione (ad esempio la verifica delle utenze domestiche). Si è passati da 16,8 milioni di euro a meno di sette (6.938.4000), toccando così il punto più basso da quando lo Stato ha deciso di incentivare la compartecipazione egli enti locali all’accertamento dei tributi erariali (iva, irpef, irap) tramite il riconoscimento di una parte delle somme recuperate. E’ come se quasi la metà delle città italiane avessero smesso di fare da sostituto d’imposta nella lotta e nel recupero dell’evasione, la più grande piaga per il bilancio e lo sviluppo dell’Italia. Lasciar correre quasi mille evasori l’anno nel 2016 ci è costato 10 milioni di euro